Il tema della legalizzazione della cannabis è controverso ed estremamente articolato, ma da tempo oramai meriterebbe di essere seriamente affrontato. E’ forse questa la considerazione che ha portato il Consiglio Comunale di Milano ad approvare l’ordine del giorno con il quale viene chiesto al sindaco Sala
“di attivarsi con il Parlamento e presso tutte le sedi opportune per sostenere la necessità di approvare un disegno di legge sulla legalizzazione della produzione e del consumo di cannabis e suoi derivati” e di “reinvestire gli introiti derivanti dalla legalizzazione della cannabis in politiche di formazione, prevenzione e riduzione del danno“, come accade nei paesi in cui la sostanza è già legalizzata.
I benefici della legalizzazione
Promosso dal capogruppo del Partito democratico, Filippo Barberis, condiviso da buona parte della maggioranza e votato anche da Alessandro De Chirico (FI), l’ordine del giorno “Per l’approvazione di una legge sulla legalizzazione della cannabis” porterebbe notevoli benefici economici e sociali:
- Mancati introiti per le organizzazioni mafiose che detengono il controllo del traffico illegale di Cannabis
- Incremento del PIL a seguito dei maggiori introiti fiscali per lo Stato
- Possibilità di reinvestire le risorse umane ed economiche attualmente impegnate a combattere la lotta contro questa sostanza in altri settori
- Maggiore controllo sulla qualità del prodotto venduto ai consumatori
- Molti utilizzatori potrebbero cessare di utilizzare la cannabis, per l’annullamento dell’effetto ribellione
Le reazioni politiche
Contraria alla mozione, l’opposizione di centrodestra non è stata però compatta e non ha saputo portare all’attenzione del Consiglio Comunale delle motivazioni a sostegno della sua contrarietà. Il suggerimento di rimandare l’ordine del giorno per consentire ad un gruppo di esperti una più approfondita valutazione sul tema della legalizzazione della cannabis è infatti sembrato più che altro l’ennesimo tentativo di rinviare la discussione a data da destinarsi per non affrontare realmente il problema.
Di diverso avviso è stato Alessandro De Chirico (FI) che in controtendenza rispetto al suo partito ha votato a favore della mozione, sottolineandone la correttezza nelle parti in cui si evidenzia il danno economico per le organizzazioni criminali, il problema del mercato nero e la possibilità di controlli sui prodotti che giungerebbero ai consumatori.
La posizione di Forza Italia
Forza Italia ha immediatamente preso le distanze da questa posizione affermando in una nota congiunta:
“La posizione del capogruppo Alessandro De Chirico in tema di legalizzazione della cannabis, espressa con il suo voto favorevole in Consiglio comunale, è strettamente personale. Forza Italia resta contraria alla legalizzazione di tutte le droghe – comprese quelle leggere -, anche alla luce di molteplici studi che ne certificano la pericolosità per l’organismo e l’impatto negativo nella società. In un momento delicato dal punto di vista economico, sanitario e geopolitico riteniamo che il Comune di Milano e il Parlamento siano chiamati a occuparsi di ben altri temi rispetto a quello inerente la legalizzazione di sostanze stupefacenti“
La consigliera leghista Deborah Giovanati ha provocatoriamente chiesto a tutti i consiglieri di sottoporsi ad un test del capello per verificare o meno l’utilizzo di sostanze stupefacenti. La risposta da parte di Daniele Nahum, consigliere PD e tra i firmatari della proposta non si è fatta attendere:
“Se passerà questo emendamento illiberale mi accenderò una canna davanti a Palazzo Marino e ti regalerò una ciocca di capelli”
Conclusione
La formulazione dei una normativa che consenta l’emersione di un mercato noto a tutti è non solo vantaggiosa per le motivazioni già citate, ma dimostrerebbe responsabilità e trasparenza da parte delle istituzioni. In un momento storico denso di problemi, affrontare temi delicati come quello della legalizzazione della cannabis senza il timore della perdita di consensi elettorali consentirebbe di recuperare un minimo di fiducia nel sistema politico italiano, che troppo spesso preferisce non esporsi prendendo posizioni su tematiche etiche e sociali.