Cos’è la fame chimica?
La cosiddetta “fame chimica” è un attacco improvviso di appetito insaziabile ed irrefrenabile.
Non è fisiologica, ma indotta e conseguente dall’assunzione di determinate sostanze scatenanti, per questo viene definita fame “chimica”.
È un effetto molto noto e comune soprattutto nella fascia della popolazione che fa uso di marijuana, e per questo è anche chiamato “cannabis munchies” o “munchies effect” (effetto spuntino).
Fumare cannabis (o derivati) porta ad avere voglia di cibi molto sostanziosi ed ipercalorici, senza riuscire a controllarsi sulle quantità, anche se a stomaco pieno e se il pranzo o la cena siano stati molto abbondanti.
Effetto della fame chimica
La sensazione di appetito viene inoltre enfatizzata da un’aumentata percezione degli aromi, oltre che un maggior piacere all’atto della degustazione.
L’insorgere della fame chimica può manifestarsi da mezz’ora a due ore dopo l’assunzione della sostanza, con varie sfumature in base a fattori, quali: dose, tipologia di cannabis, contenuto di THC, abitudine, corporatura, metabolismo, età, sesso.
Cruciali sono inoltre le modalità di assunzione: tramite l’inalazione dei fumi/vapori si ha, infatti, un effetto molto più rapido, ma anche meno duraturo, con conseguente e tempestiva percezione di fame. In caso di ingestione, invece, siccome presenta un effetto molto più lento e duraturo, molto speso l’appetito si presenta in corrispondenza dell’immediato pasto successivo, anche se, ovviamente, molto più consistente.
Effetti del cbd sulla fame chimica
La marijuana light o cannabis light comporta una fame chimica nettamente ridotta rispetto alla cannabis ad alto tenore di THC (tetraidrocannabinolo), questo perché il CBD (cannabidiolo) ne antagonizza alcuni bersagli molecolari, necessari per sviluppare il tipico senso di appetito.
Meccanismo d’azione della “fame chimica”
Il THC, sostanza psicotropa della marijuana, è anche il principale responsabile dell’incremento della voglia di cibo.
Il cervello è diviso in regioni; alcune aree controllano gli stati d’animo, mentre altre influenzano il nostro appetito. Queste aree del nostro cervello possono indurci a mangiare di più o a smettere di mangiare.
Il sistema endocannabinoide è molto arcaico e complesso, per questo riesce a modulare parti neuronali con funzioni molto differenti.
Come spiega la ricerca del Neurocentre Magendie di Bordeaux, legandosi ai recettori CB1 (cannabinoidei di tipo 1) del bulbo olfattivo nel cervello, il THC sembra migliorare la nostra sensibilità agli aromi del cibo, rendendoli più potenti ed attraenti. Aumenta, inoltre, la produzione di dopamina, che scatena un piacere maggiore in seguito alla percezione dei gusti, inducendoci, così, a mangiare di più
Secondo i ricercatori della Academy of Nutrition and Dietetics, il tetraidrocannabinolo interagisce, inoltre, con altri ormoni responsabili del senso di fame, come ad esempio la grelina, che normalmente viene generata in risposta a sostanze simili a quelle riscontrabili nella cannabis, ma prodotte naturalmente dal nostro corpo, dette “endocannabinoidi”.
Altre ricerche, dall’università “Yale School of Medicine” di New Haven nel Connecticut, hanno anche rivelato come il THC “inganni” i neuroni della proopiomelanocortina (Pomc), che in condizioni normali inducono il senso di sazietà, stimolando, invece, a nutrirsi maggiormente quando si consuma marijuana.
Il CBD, invece, va a bloccare i recettori CB1, limitando il senso di fame scatenato dal THC, presente comunque, anche se in piccole quantità, nei prodotti a base di cannabis light.
La fame chimica fa ingrassare?
Aumentando il rilascio di dopamina, implicata nei centri di ricompensa e piacere del cervello, si scatena una fame difficilmente controllabile e questo può portare a problemi di sovrappeso ed obesità.
È un mito infondato il fatto che abbuffarsi durante la fame chimica prevenga l’assimilazione dei nutrienti ingeriti.
Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica “The American Journal of Medicine” suggerisce come il consumo di cannabis aumenti il metabolismo cellulare, il dispendio di energie e la funzione insulinica, prevenendo inoltre il diabete. Tuttavia, questo risulterebbe vero nel caso di una dieta sana ed equilibrata, ma non sarebbe sufficiente per compensare l’alto apporto calorico conseguente ad attacchi di fame così ingenti.
Impieghi terapeutici
Siccome il THC sollecita i recettori nutrizionali e ci induce a mangiare di più, diverse industrie si sono mobilitate per approfondirne il meccanismo d’azione e trovare farmaci in grado di bloccarlo, per poterli poi impiegare nel controllo dell’obesità.
Tuttavia, la capacità di stimolare la fame è molto preziosa, poiché diverse malattie causano una perdita di appetito estrema, che riduce la qualità della vita e rallenta il recupero.
L’aumento dell’appetenza può essere terapeutico nei casi di persone affette da patologie, soprattutto croniche, quali: colite ulcerosa, degenerazione senile, anoressia, HIV ed AIDS, alcune malattie cardiache, disturbi metabolici, cancro e relativi effetti avversi dei trattamenti radio/chemio-terapici (nausea, vomito, malessere generale)
Suggerimenti dalla redazione
Sapere come resistere alla fame chimica, permette di arginarne gli effetti non desiderati, a cominciare dal possibile aumento di peso.
Accingersi a fumare a stomaco pieno, non consente di eliminare il problema della fame chimica, anche se in parte lo riduce o, perlomeno, porta ad ingerire una quantità di cibo comunque inferiore rispetto che a stomaco vuoto.
È importante distogliere l’attenzione dal cibo, attraverso attività alternative in grado di occupare positivamente la mente, così da trarre tutti i benefici dell’effetto ricreativo, evitando le abbuffate di cui il nostro corpo non ha bisogno.
Svolgere attività fisica, prima o dopo l’assunzione di cannabis, permette, non solo di compensare le calorie assunte nel caso si cedesse alla fame chimica, ma, resistendole, si sfrutterebbe anche l’effetto positivo dei cannabinoidi sul metabolismo cellulare.
Seguire un regime alimentare completo, vario e sano durante la giornata, inclusivo di eventuali merende, è sicuramente importante nel controllo dei picchi glicemici e della conseguente sensazione di fame.
Se ingerire cibo dovesse rivelarsi un’irresistibile esigenza, meglio limitare gli effetti negativi sul nostro organismo optando per spuntini leggeri a base di cibi prevalentemente salutari (frutta e verdura crude, proteine, fibre, carboidrati complessi a lenta digestione), rispetto che ai cosiddetti “junk food”, cibi spazzatura (ipercalorici, zuccheri, grassi saturi/idrogenati, carboidrati semplici/raffinati).
Anche masticare molto lentamente aiuta a razionare meglio le quantità di cibo assunte, siccome a poco a poco la fame va scemando nel tempo.
Sforzarsi di bere un’elevata quantità di acqua può aiutare a contenere l’appetito, siccome conferisce un’immediata sensazione di pienezza a livello dello stomaco, e previene anche la tipica secchezza delle fauci dovuta al THC.
È molto importante imparare a dominare gli impulsi che il cervello emette in seguito all’assunzione di cannabis: la fame chimica non è reale e non rappresenta un bisogno oggettivo, quindi controllarla può preservare il fisico senza comprometterne la salute.
Bibliografia:
www.cbdmania.it/blog/fame-chimica
https://www.freeweed.it/cose-la-fame-chimica-e-come-funziona/
https://www.focus.it/scienza/salute/perche-la-cannabis-fa-venire-fame
https://www.tantasalute.it/articolo/fame-chimica-cos-e-e-fa-ingrassare/48927/https://www.cannabis-plus.it/fame-chimica/
https://www.105.net/news/tutto-news/193977/Perche-arriva-la-fame-chimica-.html
https://sevenhemp.it/la-fame-chimica/